Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare i servizi e l'esperienza di navigazione. Chiudendo questo banner, scorrendo la pagina web o cliccando qualunque altro suo elemento acconsentirai all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni o sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni dei cookie clicca qui
Ho capito

L'azione navale di Premuda

News del 10 Giugno 2009

Come tutti noi sappiamo, o dovremmo sapere, la festa della Marina si tiene nel giorno in cui il Com. Rizzo compì la storica impresa di Premuda. Proprio in questi giorni Guido Sesani ha ritrovato alcuni scritti di suo nonno. Tra questi ve ne è uno relativo proprio a quell'impresa. Fu scritta nel 1940 ed ha, conseguentemente, riferimenti a quel periodo bellico. Desideriamo però riproporla come ci è giunta perché l'eroismo di quel giorno, contro una nazione oggi amica, travalica ogni nazionalismo e va letta per ciò che fu. Un atto di disperato eroismo di uomini che difendevano la propria Patria. ___________________________________________________________ Nel giugno 1918, l'Italia si preparava per la battaglia del Piave che doveva portare alla vittoria di Vittorio Veneto. L'Austria, dopo tanta inazione della sua Flotta chiusa a Pola da parecchi anni tra le reti di protezione, voleva bombardare le nostre opere dell'Italia Meridionale, Brindisi, Otranto, la catena dei Driffter, navi in crociera, ecc. ecc. deprimere il morale del popolo e soprattutto quello degli equipaggi della R.I. Marina. Dal comando in capo di Pola, fu decisa un'azione con le due navi migliori Tegetthoff e S.Stefano (Dragounout, cioè senza parura) armate di dodici cannoni da 305, scortate da 7 C.T. 21.000 tonn. circa La notte dal 9 al 10 fu decisa la partenza. Un incidente all'uscita della Divisione dal porto fu la fortuna di Luigi Rizzo. Nell'aprire la porta delle ostruzioni ci fu un incaglio che fece ritardare di qualche ora l'uscita dal porto senza le quali le navi austriache sarebbero passate prima coi fanali spenti e difficilmente i nostri M.A.S. le avrebbero viste. All'alba del 10 giugno le navi austriache si trovano all'altezza dell'isola di Premuda. Una sezione di due piccoli M.A.S. comandati uno dal guardiamarina Giuseppe Aonzo e l'altro dal Cap. di Corvetta Luigi Rizzo con sottordini il capo timoniere Gori, partiva da Ancona per una crociera sulla costa Dalmata in cerca di qualche unità nemica tanta rada a vedersi. Avevano attraversato l'Adriatico, si erano internati anche tra le isole, nulla: anche questa volta nulla .... Avevano lavorato invano, si avvicinava l'ora di rientrare alla base, a piccolo moto, prua verso nord. Spunta l'alba, si scruta l'orizzonte ...... nulla. Ad un tratto un fumo verso nord appare all'orizzonte .... Avanti a mezza forza ... una nave ... due ...... tre.... ancora navi, ancora navi. Rizzo non le conta, non ha un minuto di esitazione. Avanti a tutta forza! Mette la prora sul nemico! Come oggi col nemico, così Rizzo! Non importa se la lotta è impari. I marinai d'Italia non contano, non hanno mai contato il numero delle unità nemiche. Così fece la medaglia d'oro T.Vasc. Ruta dalla sua torpediniera, così fece il comandante dell'Espero, così fece il comandante del Calatafimi e tanti altri ancora nella guerra che stiamo combattendo con l'Inghilterra. Così fece Luigi Rizzo col suo guscio di noce - due contro nove - due battelli contro due colossi del mare e sette C.T. I due motoscafi erano tanto minuscoli ce potevano essere alzati a bordo colle gru o alzai dall'albero di carico delle unità austriache: ecco le proporzioni. Ma l'Eroe Siciliano non si sgomenta; mentre l'alba spunta, due MAS sbuffanti mettono la prora sul nemico. Rizzo attacca la S.Stefano, Aonzo la Tegetthoff . Non c'è tempo da perdere, bisona approfittare del semibuio, le vedette forse sono distratte. Camminando di controbordo la distanza si stringe presto, i nervi sono un po' tsi, il colpo di mano è splendido, spruzzi di acqua maina vengono in faccia; non importa. Come due fulmini i MAS passano in mezzo alla formazione nemica, sono scoperti, ma il fuori dei siluri indica che il colpo è fatto. Rizzo ha lanciato e colpito con un siluro. Aonzo anche lui ha lanciato, ma forse non ha colpito. Un boato, un colpo terribile scuote la S.Stefano. A bordo regna la confusione, si spara da tutte le parti. I nostri marinai hanno accostato, fanno rotta verso la base. Sono inseguiti da un C.T. che a tutta forza para sull'esile barchetta italiana, ma Rizzo non si perde di coraggio, raggiunge la massima velocità. L'austriaco è alle calcagna, una piccola distanza li separa, la preda è vicina, l'ardire italiano sarà castigato. Ma Rizzo ha un'ultima risorsa. Sulla poppa vi sono mine per sommergibili. Serviranno al C.T. La prima è lanciata, scoppia vicino alla prora, una seconda colpisce la nave imperiale che è costretta a ridurre la velocità: i nostri eroi sono salvi entrambi. Una piccola avaria, un piccolo incidente li avrebbe perduti. Le due barchette filano trionfanti, sbuffanti, sembrano due levrieri colla prora in alto e la poppa sott'acqua verso la cara Patria, verso i fratelli di Ancona che aspettano l'esito della crociera e che li accoglieranno a braccia aperte. Gli altri sei C.T. di scorta sono rimasti a dare aiuto alla grossa unità ferita: tentano di rimorchiarla in porto, portano le torri sul lato sinistro per raddrizzarla, ma la S.Stefano incominia a affondare, è ormai condannata a morte. Il comandante dà l'ordine "si salvi chi può". L'operatore cinematografico che doveva girare la pellicola della vittoria sull'Italia non ha che da riprendere la nave nemica che si inabissa sul fianco destro. Questa pellicola la troveremo a Pola in arsenale e ci servirà a completarla e darla in visione al pubblico italiano nelle nostre sale cinematografiche con grande successo. L'abile manovra di Rizzo ed il suo coraggio avevano dato alla nostra Marina una vittoria senza precedenti nella storia marinara. Ma seguiamo ancora i due MAS che come due uomini dopo una grande corsa sono stanchi, rallentano il ritmo ed avranno il tempo di asciugarsi il sudore mentre sono in rotta verso la Grande Madre di tutti gli Italiani, la nostra cara Patria. La felicità del minuscolo equipaggio è al colmo, hanno fatto tutto il loro dovere. Non avendo la radio a bordo debbono aspettare sinchè non saranno in vista del semaforo di Monte Capuccini e segnalare la vittoria con bandiere di lontananza. Poco dopo sul pennoncino del MAS tre bandiere segnalano "affondata grossa unità nemica da guerra". I semaforisti stentano a credere al segnale, ma poi avvicinandosi alla costa, le bandiere si videro meglio e fu dato avviso al Comando Marina. Alla banchina tutti accorsero ad abbracciare e festeggiare gli eroi del mare che col disprezzo della cosa più cara, la loro vita, avevano riportato una vittoria navale senza precedenti e che molto probabilmente non sarà mai superata. A voi giovani marinai tocca onorarli facendo tutto il vostro dovere con il massimo entusiasmo ed imitarli per mantenere e tramandare alle generazioni che verranno alle nostre buone tradizioni marinare che sono innumerevoli. Nessun popolo ha una storia di sacrifici e di gloria come il nostro. Ricordate che dopo Colombo, furono i nostri grandi marinai, Vespucci, Caboto, Da Verrazzano, Pigafetta, Vivaldi e tanti altri ancora che non ricordo, che diedero allori e ricchezza ed infiniti continenti alla Spagna ed al Portogallo soprattutto. Io credo che se si dovesse dare le terre scoperte alle nazioni che le scoprirono, noi Italiani saremmo padroni di quasi tutto il mondo. In America Colombo e Vespucci, in Asia Marco Polo ed un'infinità di missionari, in Africa Cecchi, Bottego, Padre Massai, Giulietti, il Com.te Mongiardini ed altri ed altri ancora. E se qualche volta dovesse mancare un po' di sale nella minestra non dimentichiamo ciò che racconta Pigafetta nel suo diario del famoso viaggio intorno al mondo allora egli scrivano sulla capitana di Magellano. "al rimpatrio non avevamo più viveri, fummo costretti a togliere il cuoio dalle sartie e bollirlo per mangiarlo" 16 marinai morirono di scorbuto e di cinque navi una sola fece ritorno. Quanto eroismo, quanti sacrifici molte volte sconosciuti. Io sono vecchio. Dopo la sicura vittoria lascerò con dolore la nostra grande famiglia marinara (la silenziosa) perciò vi esorto in nome dei nostri innumerevoli morti sul Mare, che ora riposano sul fono di tutti i mari, dico riposano perché essi non sono morti, sono tra noi che ci guidano per far sempre meglio ed imitarli e sorpassarli e ciò per il bene vostro, per quello delle vostre famiglie e per la grandezza dell'Italia. Cap. C.R.E.M. Marino Sesani, Malcontenta, giugno 1940

L'azione navale di Premuda

Iscriviti all'Associazione

Portai contribuire e promuovere le attività di tutoring e mentoring in favore degli allievi più giovani.

unisciti a noi