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Alcune considerazioni "a caldo" sull'attentato in Afghanistan

News del 17 Settembre 2009

Nell'esprimere il cordoglio di tutta l'Associazione ai famigliari dei nostri militari caduti in Afghanistan, ci sentiamo in dovere di pubblicare una breve considerazione sulle motivazioni della nostra missione. ________________ Doveva succedere. Se non altro per il calcolo delle probabilità dovevamo aspettarcelo. Il tipo di impiego tattico non ci consente di dire "non me l'aspettavo", né potevamo sperare di continuare a pagare il tributo più basso in relazione al numero di uomini impiegati rispetto ad altri alleati. Messe da parte queste, purtroppo, crude considerazioni, che poco hanno a fare con la pietà che i nostri caduti meritano, a questo punto ci ritroviamo nuovamente a tentare di dare una risposta alla domanda che da molto incombe: dobbiamo restare? Non c'è una risposta che possa soddisfare tutti gli Italiani, troppo ha a che vedere con risvolti etici e morali, primo tra tutti la volontà di dotare l'Afghanistan degli strumenti necessari a fondare una democrazia che liberi il paese dal giogo di una teocrazia brutale. Dobbiamo forse chiederci se, osservando l'appartamento di fronte, vedessimo un nostro vicino picchiare a sangue la sua compagna, interverremmo? Credo che la maggior parte di noi lo farebbe, altri forse volgerebbero lo sguardo altrove. La distanza giustifica l'indifferenza, in ossequio al famoso paradosso del Mandarino cinese? Ma se lo stesso individuo producesse anche l'eroina venduta ai nostri figli, saremmo più determinati nel stroncare le sue sordide azioni? La vera domanda dunque non è se restare o andarcene, è se la violazione della dignità e dei diritti umani sia cosa che riguarda tutti o se sia cosa che ci tocca solo quando accade sotto casa. Ma se è vero che la politica non si fa con l'etica, allora resta da colpire con pragmatismo coloro che producono il 90% dell'eroina mondiale, una decisione imposta non da teorici principi morali, ma più prosaicamente, dalla volontà di tutelare la nostra gioventù. Il come combattere il traffico di oppio (che per coincidenza è anche la maggiore fonte di finanziamento di Talebani e terroristi) è decisione difficile, dovendo trovare il difficile compromesso tra il condurre una guerra contro i "Talenarcos" e salvaguardare la vita dei nostri ragazzi in uniforme. L'alternativa? Andarcene e far finta di niente, lasciare che le donne afgane vengano lapidate e che il prezzo dell'eroina sulle nostre strade continui a diminuire. La triste conclusione è che nessuno vince, quale che sia la decisione finale, sarà quella sbagliata. A.C.

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